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lunedì 17 settembre 2012

Le Stimmate del Serafico Padre Francesco


Oggi la famiglia francescana ricorda l'impressione delle stimmate di san francesco, avvenuta sul monte della Verna nel 1224, un privilegio particolare che il Signore ha voluto concedere al Serafico Padre. Ecco un brano che riporto dalla Legenda minor di San Bonaventura da Bagnoregio. In fondo trovate il video e lo spartito dell'inno Crucis Christi, nello studio del maestro Giovanni Vianini, inno proprio della Liturgia delle Ore, modellato, ritmicamente e musicalmente, sull'inno Crux fidelis di Venenzio Fortunato. Questo "voluto" accostamento intende proporre l'immagine di San Francesco come alter Christus.

 LEZIONE I

Il servitore e ministro veramente fedele di Cristo, Francesco, due anni prima di rendere lo spirito al cielo, incominciò un digiuno di quaranta giorni ad onore dell’arcangelo Michele, nel segreto di un luogo eccelso.
Inondato dall’alto dalla dolcezza celeste della contemplazione con maggior abbondanza del solito e acceso da una più ardente fiamma di celesti desideri, incominciò a sentire con maggior profusione i doni delle divine elargizioni.
L’ardore serafico del desiderio, dunque, lo sopraelevava in Dio e un tenero sentimento di compassione lo trasformava in colui, al quale piacque, per eccesso di carità, di essere crocifisso. Un mattino, all’appressarsi della festa dell’Esaltazione della santa Croce, mentre pregava sul fianco del monte, vide come la figura di un serafino, con sei ali tanto luminose quanto infocate, discendere dalle sublimità dei cieli: esso, con rapidissimo volo, giunse, tenendosi librato nella aria, vicino all’uomo di Dio, e allora apparve non soltanto alato, ma anche crocifisso. Aveva le mani e i piedi stesi e confitti sulla croce e le ali disposte, da una parte e dall’altra, in così meravigliosa maniera, che due ne drizzava sopra il capo, due le stendeva per volare e con le due rimanenti avvolgeva e velava tutto il corpo.

LEZIONE II

Ciò vedendo, stupì fortemente e sentì riversarsi nella anima gaudio e dolore: provava in sé un eccesso di letizia all’aspetto cortese di Cristo che gli si mostrava in forma così meravigliosa e pur così familiare, ma la cruda visione dell’affissione alla croce trapassava la sua anima con la spada dolorosa della compassione.
Ammaestrato interiormente da colui che gli si mostrava anche esteriormente, comprese che, certo, l’infermità della passione non si addice in alcuna maniera alla natura immortale e spirituale del serafino; ma che, tuttavia, tale visione era stata offerta ai suoi sguardi per questo scopo: fargli conoscere anticipatamente che lui, l’amico di Cristo, stava per essere trasformato tutto nel ritratto visibile di Cristo Gesù crocifisso, non mediante il martirio della carne, ma mediante l’incendio dello spirito.
La visione, che scomparve dopo un colloquio arcano e familiare, lo infiammò di ardore serafico nell’interno dell’anima e impresse, all’esterno, come un sigillo, sulla sua carne l’immagine perfettamente somigliante del Crocifisso: come se la potenza divina prima l’avesse fatto liquefare e poi vi avesse stampato il suo sigillo.

LEZIONE III

Subito, nelle sue mani e nei piedi incominciarono ad apparire i segni dei chiodi: le loro capocchie si vedevano nella parte interna delle mani e nella parte superiore dei piedi e le punte emergevano dalla parte opposta.
E le capocchie dei chiodi, nelle mani e nei piedi, erano rotonde e nere, mentre le punte erano allungate, piegate all’indietro e ribattute, ed uscivano dalla carne stessa, sporgendo sopra il resto della carne.
La ribattitura dei chiodi, sotto i piedi, era così prominente e sporgeva tanto all’infuori, che non permetteva di appoggiare liberamente la pianta del piede al suolo.
Inoltre si poteva facilmente far passare un dito dentro l’incurvatura arcuata delle punte stesse, come ho sentito dire io stesso da coloro che avevano osservato con i propri occhi.
Il fianco destro, poi, era come trafitto da una lancia ed era ricoperto da una cicatrice rossa, che spesso emetteva sacro sangue e cospargeva abbondantemente la tonaca e le mutande. Tanto che quando poi i suoi compagni, a tempo opportuno, le lavavano, potevano costatate senza alcun dubbio che il servitore di Cristo portava impressa visibilmente l’immagine rassomigliante del Crocifisso anche nel costato, così come nelle mani e nei piedi.


E qui lo spartito:




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