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venerdì 14 settembre 2012

Crucem tuam adoramus Domine


Oggi la Chiesa celebra la festa dell'Esaltazione della Croce, la grande festa che onora il patibolo di Cristo che da mezzo di morte è divenuto albero di vita fecondo, da oggetto di morte a mezzo di vita, da ignominioso mezzo di tortura a vessillo glorioso del Re dei secoli. La festa fu istituita per commemorare il ritrovamento della Croce, per mano di Sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino, a Gerusalemme, sul calvario, ma, col passare del tempo questo evento fu ricordato in un'altra festa dedicata alla Santa Croce: l'Invenzione = ritrovamento, celebrata il 3 maggio. La festa dell'Invenzione fu soppressa, a causa della scarsa fondatezza storica, da papa Giovanni XXIII, con la pubblicazione del nuovo Messale Romano (1962).

Eccovi un brano desunto dalla Storia della Chiesa, di San Rufino:

In quel medesimo tempo Elena, madre di Costantino, donna incomparabile 
per fede, per sincerità di religione e per singolare magnificenza, della quale 
a buon diritto Costantino era figlio, e tale era creduto, ammon
ita da visioni
divine, si recò a Gerusalemme ed ivi fece ricercare dagli abitanti della città il
luogo dove il sacro corpo di Cristo, confitto in croce, era stato appeso. Ma era
difficile individuare quel luogo, poiché in quello stesso posto era stata eretta
dagli antichi persecutori della Chiesa una statua di Venere a questo preciso
scopo: se qualcuno dei cristiani avesse voluto adorare Cristo in quel posto,
doveva sembrare che intendesse adorare Venere. Così ne seguì che quel luogo
non fu più frequentato e finì per essere quasi dimenticato. Non appena però,
come abbiamo accennato, quella donna così religiosa si affrettò a portarsi
in questo luogo a lei indicato per indizio del cielo, lo fece ripulire da tutto
quello che vi si trovava di profano e di lordo, e dopo aver rimosso i ruderi in
profondità, rinvenne tre croci riposte in ordine sparso.                                                                                                 Ma la somiglianza di ciascuna croce, senza precise differenze, diminuì la gioia del ritrovamento di
quel tesoro. Vi si trovava comunque anche il titolo scritto da Pilato in lettere
greche, latine ed ebraiche; anche questo però non offriva garanzie sufficienti
per individuare il patibolo del Signore. La stessa incertezza sorta da quella
situazione ambigua esigeva ormai un intervento divino. Avvenne che nella
città una donna di rango superiore, colpita da grave malore, giacesse in fin di
vita. In quegli anni il vescovo di Gerusalemme era Macario. Non appena egli
venne a sapere che la regina viveva nell’incertezza come pure tutti coloro che
l’accompagnavano, esclamò: “Portate qui tutte le croci che sono state trovate:
sarà Dio a indicare quale fu la croce che sostenne Dio!” E così, entrato assieme
alla regina e assieme alla gente presso colei che giaceva quasi senza vita, posti
i ginocchi a terra, rivolse a Dio questa preghiera.
“Tu, o Signore, che per mezzo del Figlio tuo unigenito ti sei degnato di
concedere, con la passione della croce, la salvezza a tutta l’umanità, e ora, in
questi ultimi tempi, hai ispirato nel cuore della tua serva di andare in cerca del
legno beato nel quale venne sospesa la nostra salvezza, mostra chiaramente
quale, fra queste tre croci, fu quella destinata alla gloria del Signore, e quali
quelle che servirono al supplizio degli schiavi, in modo che questa donna, la
quale qui giace prossima alla morte, non appena avrà toccato il legno della
salute, sia richiamata dalle soglie della morte alla vita”. Pronunciate queste
parole, prese dapprima e applicò una delle tre croci, ma non ottenne alcun
risultato. Allora applicò la seconda, ma neppure questa volta si ebbe qualche
effetto. Non appena però avvicinò la terza, aperti improvvisamente gli occhi,
la donna si alzò dal letto: ripresa ormai tutta la stabilità delle sue forze, e molto
più vivace di quanto non lo era mai stata quando era sana, ella prese ad aggirarsi
per tutta la casa e a magnificare la potenza di Dio. Così la regina, raggiunto
il suo fine attraverso una rivelazione così manifesta, con trionfo sovrano fece
costruire un tempio meraviglioso in quel luogo stesso nel quale aveva trovato
la croce. Portò al figlio anche i chiodi con i quali il corpo del Signore era stato
affisso. Di alcuni di questi egli compose i freni di cui si sarebbe servito in caso
di guerra, e degli altri si dice che ornasse il suo elmo, pur sempre destinato a
fini bellici. Quanto al legno stesso della nostra salvezza, una parte ella recò
al figlio e parte fu da lei fatta ricoprire con involucro d’argento e lasciata sul
posto, e questa, ancora oggi, viene custodita a perenne ricordo e come oggetto
di assidua venerazione.

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