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martedì 28 febbraio 2012

Il colore quaresimale


Il colore viola è uno dei colori dello spettro che l'uomo riesce a vedere. È quello associato alla frequenza più alta ed alla lunghezza d'onda più corta compresa nell'intervallo tra i 420 e i 380 nanometri. Prende il nome dal fiore omonimo di cui descrive il colore.

 

La Chiesa Cattolica usa  paramenti liturgici di colore viola nei periodi di purificazione penitenza (Avvento e Quaresima),solitamente si è soliti usare un viola più chiaro, tendente al fucsia, per l’Avvento e un viola più scura, vinaccia, per la Quaresima, per distinguere la diversa indole dei due tempi liturgici, l’uno una gioiosa attesa del Signore che nasce a Betlemme e che verrà nella parusìa, alla fine dei tempi; l’altro un tempo di penitenza e purificazione interiore per prepararsi alla Pasqua del Signore.

 

Il viola si ottiene dall’unione dei colori rosso e blu; il rosso rappresenta, come si può vedere in molte icone e quadri, (vedi immagine sotto) la divinità; il blu l’umanità, l’unione fra il cielo e la terra.



Ben si comprende, allora, il significato del colore quaresimale che vuole significare l’unione della natura umana e divina in Gesù Cristo che ha assunto la natura umana per redimerla. Dio si è umanizzato per divinizzare l’uomo, e per far ciò ha mandato il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, quando venne la pienezza dei tempi, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli (Gal, 4, 4-5).


Una umanizzazione estrema che ha il suo culmine sulla croce, punto focale della Quaresima e della vita del cristiano, segno glorioso e trono regale del Salvatore.

È il colore della  della metamorfosi, della conversione che il cristiano deve attuare per la sua santificazione interiore.


Altro colore utilizzato nella Quaresima è il rosa, un viola che viene mitigato dall'aggiunta del bianco della Luce Pasquale, utilizzato nella IV Domenica (Laetare) per sottolineare la vicinanza dell'ormai prossima Pasqua. La liturgia di questa Domenica, infatti, presenta altri segni di gioia: ricompaiono i fiori sull'altare e il suono dell'organo si fa più sostenuto.





Il rito ambrosiano presenta alcune particolarità, il colore liturgico è infatti il morello e, nei giorni feriali, dal lunedì al venerdì, il morello può essere sostituito dal nero, non come colore luttuoso, ma per rimarcare, in modo più evidente, anche sul piano visivo e attraverso i segni sensibili, un accento preciso del cammino quaresimale. Nel Rito ambrosiano, infatti, l’itinerario delle ferie dal lunedì al venerdì sottolinea maggiormente l’aspetto penitenziale, mentre assegna la memoria battesimale soprattutto ai sabati e alle domeniche. L’uso del colore liturgico nero – alternato al morello festivo (sabato e domenica) – si carica quindi di un profondo simbolismo, capace di esprimere il senso della vita cristiana in cammino lungo il corso dell’anno liturgico, ispirando il pentimento e connotando fortemente i giorni austeri della Quaresima.

Questa scelta trova le sue origini nella più antica tradizione liturgica comune sia alla Chiesa d’Oriente che d’Occidente. Il nero, infatti, fu da sempre ritenuto capace di esprimere una risposta all’invito alla conversione, prestando voce – nel silenzioso, ma eloquente linguaggio dei colori – all’interiore anelito di salvezza. Con tale accezione fu riconosciuto come colore penitenziale per eccellenza, al punto da diventare simbolo della stessa vita monastica, contribuendo a identificare quanti si esercitavano assiduamente nella purificazione del cuore. Solo successivamente il nero fu accolto – e con significative eccezioni – anche nei riti esequiali, senza tuttavia perdere il suo principale significato: richiamare i credenti alla radicalità del rinnovamento. La liturgia milanese fino alla Riforma del Vaticano II conservò tale uso per le ferie di Quaresima e per i giorni segnati dal digiuno e da una più intensa invocazione della misericordia divina.

Come ricordano le Premesse del Messale, «la differenza dei colori nelle vesti sacre ha lo scopo di esprimere, anche con mezzi esterni, la caratteristica particolare dei misteri della fede che vengono celebrati» (n. 320). Quindi non un banale esercizio di “archeologia”, ma una via per rimarcare, in modo più evidente, anche sul piano visivo e attraverso i segni sensibili – «tanto nella liturgia quanto nella catechesi liturgica» (Sacrosanctum Concilium, n. 109) – un accento preciso del cammino quaresimale. Nel Rito ambrosiano, infatti, l’itinerario delle ferie dal lunedì al venerdì sottolinea maggiormente l’aspetto penitenziale, mentre assegna la memoria battesimale soprattutto ai sabati e alle domeniche. L’uso del colore liturgico nero – alternato al morello festivo – si carica quindi di un profondo simbolismo, capace di esprimere il senso della vita cristiana in cammino lungo il corso dell’anno liturgico, ispirando il pentimento e connotando fortemente i giorni austeri della Quaresima.



 

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