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giovedì 23 febbraio 2012

Memento homo !



Nel giorno in cui, un po’ in tutte le chiese del mondo, risuoneranno, nelle varie lingue le parole “MEMENTO HOMO QUIA PULVIS ES ET IN PULVEREM REVERTERIS ” (ricordati uomo che polvere sei e in polvere ritornerai) , mi piace proporvi, oltre al brano delle Genesi che narra la creazione dell’uomo dal fango, il mito greco di Cura, molto simile.
Genesi 2, 7-8
Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente. 
Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. 

Mito di Cura
Il mito narra che, agli albori del mondo, la Dea Cura, mentre passeggiava pensierosa per lande ancora disabitate, arrivata sulla riva di un fiume, vide che i suoi piedi lasciavano un’impronta sull’argilla.             Pensò allora di dare una forma a quella argilla. Cura aveva delle mani d'oro, e le figure le vennero proprio bene, per cui volle fare qualcosa per le sue creature: così si rivolse a Giove, padre di tutti gli dei, perché vi infondesse lo spirito. Giove accondiscese volentieri alla preghiera di Cura, che tante volte l'aveva assistito e massaggiato con preziosi unguenti quando era stanco, era stata ad ascoltarlo quando era preoccupato e gli aveva dato saggi consigli sulla conduzione dell'universo.

Subito dopo però Giove e Cura cominciarono a discutere animatamente, perché il re dell’olimpo pretendeva, in cambio del suo dono, il diritto di dare un nome alle creature. La discussione fu udita dalla
Dea Terra, che a sua volta iniziò ad arrogare a sé quel diritto, in quanto lei aveva fornito la materia di cui erano composte le creature. Intervenne anche il dio Tempo che, pretendendo di ergersi a giudice, voleva imporre dei limiti temporali. Tutti alzarono la voce e cominciarono a gridare e a minacciare di distruggere le creature di Cura, piuttosto di lasciarle agli altri.

Cura aveva ormai concepito un grande amore per le sue creature per cui, pur di salvarle, accettò che venisse chiamato a giudice Saturno,per dirimere la contesa. Questi, dopo lunga meditazione, così sentenziò: "Tu, Giove, che hai dato lo spirito, al momento della morte riceverai lo spirito. Tu, Terra, che hai dato il corpo, riceverai il corpo. Tu Cura ,che per prima hai creato e fatto vivere il corpo, lo “possiederai” finché vivrà (Cura enim quia prima fixit, teneat quamdiu vixerit) e si chiamerà Homo perché è stato tratto dall’ humus cioè dalla Terra”.

Come si può notare i due racconti sono, nella sostanza, molto simili, il corpo viene tratto dalla terra; homo (uomo) perché tratto dall’humus (terra), ciò ci fa riflettere sulla nostra condizione di miseri peccatori, creature impotenti, fragili, che passano sulla terra come un soffio.
Il soffio vitale ci fa riflettere sull’atto della nostra creazione, non siamo prodotto di un mero e casuale processo biologico, siamo stati creati da un libero atto di volontà; Dio ci ha creati per amore; a Lui dobbiamo anelare, a raggiungerlo nella Celeste Gerusalemme, di Lui abbiamo bisogno più dell’aria che respiriamo.
Il prendersi cura dell’uomo, da parte della dea cura, ci fa riflettere sulla necessità di prenderci cura l’uno dell’altro, come ha voluto ben evidenziare il Santo Padre nel messaggio per la Quaresima di quest’anno.
Iniziamo la Quaresima in spirito di umiltà e compunzione di cuore, per salire la Santa Montagna della Pasqua e rinnovare la gioia pasquale di quel Cristo che ha vinto la morte e non muore più, sul quale la morte non ha più potere su di lui (Rm 6,3-11).
A tutti auguro un buon inizio di Quaresima.

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