Ecco un po' di storia dell'insegna che rappresenta la pecora caricata sulle spalle del buon pastore:
Nel 513 Papa Simmaco concesse il privilegio del pallio a S. Cesario d’Arles e in seguito si moltiplicarono le concessioni del pallio, fatte dai Pontefici a vescovi d’Italia e fuori d’Italia. Nelle altre chiese d’Occidente non si evidenziava l’insegno del pallio, se non era stato concesso ai vescovi dal Romano Pontefice. L’omoforio, come paramento liturgico usato dai vescovi ortodossi e dai vescovi cattolici orientali di rito bizantino, consiste di una fascia di stoffa larga, incurvata al centro così da poterla far girare dietro il collo e appoggiarla alle spalle facendo scendere le estremità sul petto. Nella tradizione orientale, il “grande omoforio” (da distinguere dalla forma più piccola, che è portata dai vescovi in certe occasioni e assomiglia l’epitrachelion che corrisponde alla stola occidentale) ha subito un certo sviluppo e oggi è più largo e adornato nella forma. A differenza del pallio, l’omoforio non è riservato agli arcivescovi metropoliti, ma può essere indossato da tutti i vescovi. Uno dei gesti più significativi è il prelievo dei sacri palli dalla Confessione di Pietro, luogo nel quale sono stati posti un po' di tempo prima perchè vengano santificati dal contatto col luogo del martirio del I papa. I sacri palli vengono prelevati dal alcuni diaconi e portati al cospetto del Pontefice perchè li benedica e li imponga ai metropoliti.
Nella basilica vaticana è tradizione, in questa occasione, rivestire la statua di san Pietro con un piviale e porvi sul capo il triregno.
Una particolarità di questa occasione è il canto finale dell'Oremus pro pontifice, una preghiera corale a Dio perchè preservi il papa dai pericoli materiali e spirituali, lo guidi e gli dia lunghi giorni.
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