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giovedì 28 giugno 2012

Accipite pallium de Confessione beati Petri sumptum


Domani 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo, il Santo Padre Benedetto XVI benedirà e imporrà il pallio ai nuovi  arcivescovi metropoliti. La particolarità della celebrazione di quest'anno sarà la consegna anticipata a prima dell' inizio della Santa Messa, accorgimento attuato per non conferire al gesto un significato sacramentale (in una più profonda rispondenza al Caeremoniale Episcoporum), non allungare troppo il rito (gli arcivescovi di quest'anno saranno 46), non sospendere la celebrazione eucaristica.


Ecco un po' di storia dell'insegna che rappresenta la pecora caricata sulle spalle del buon pastore:



Le prime notizie storiche sul pallio emergono dall’antichità cristiana. Il Liber pontificalis nota che Papa San Marco († 336) conferì il pallio al vescovo suburbicario di Ostia, uno dei consacratori del Romano Pontefice. Anche se non possiamo essere sicuri del valore storico di questa informazione, per lo meno riflette la prassi del V o VI secolo, quando il Liber pontificalis fu compilato nell’ambito della Curia Romana.

Nel 513 Papa Simmaco concesse il privilegio del pallio a S. Cesario d’Arles e in seguito si moltiplicarono le concessioni del pallio, fatte dai Pontefici a vescovi d’Italia e fuori d’Italia. Nelle altre chiese d’Occidente non si evidenziava l’insegno del pallio, se non era stato concesso ai vescovi dal Romano Pontefice.

Il pallio è il simbolo di un legame speciale con il Papa ed esprime inoltre la potestà che, in comunione con la Chiesa di Roma, il metropolita acquista di diritto nella propria giurisdizione. Secondo il diritto canonico (CIC can. 437), un metropolita deve chiedere il pallio entro tre mesi dalla sua nomina ed è autorizzato ad indossarlo solo nel territorio della propria diocesi e nelle altre diocesi della sua provincia ecclesiastica.

L’omoforio, come paramento liturgico usato dai vescovi ortodossi e dai vescovi cattolici orientali di rito bizantino, consiste di una fascia di stoffa larga, incurvata al centro così da poterla far girare dietro il collo e appoggiarla alle spalle facendo scendere le estremità sul petto. Nella tradizione orientale, il “grande omoforio” (da distinguere dalla forma più piccola, che è portata dai vescovi in certe occasioni e assomiglia l’epitrachelion che corrisponde alla stola occidentale) ha subito un certo sviluppo e oggi è più largo e adornato nella forma. A differenza del pallio, l’omoforio non è riservato agli arcivescovi metropoliti, ma può essere indossato da tutti i vescovi.

Uno dei gesti più significativi è il prelievo dei sacri palli dalla Confessione di Pietro, luogo nel quale sono stati posti un po' di tempo prima perchè vengano santificati dal contatto col luogo del martirio del I papa. I sacri palli vengono prelevati dal alcuni diaconi e portati al cospetto del Pontefice perchè li benedica e li imponga ai metropoliti.


Nella basilica vaticana è tradizione, in questa occasione, rivestire la statua di san Pietro con un piviale e porvi sul capo il triregno.



Una particolarità di questa occasione è il canto finale dell'Oremus pro pontifice, una preghiera corale a Dio perchè preservi il papa dai pericoli materiali e spirituali, lo guidi e gli dia lunghi giorni.

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