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giovedì 7 giugno 2012

Corpus Domini,origine,storia, significato e accorgimenti rubricali.


Oggi in Vaticano, così come a Gerusalemme, si celebra la solennità del Santissimo Corpo e sangue di Cristo, nella sua allocazione originaria: il giovedì dopo la II settimana dopo Pentecoste; in Italia, nel 1977, la solennità è stata spostata alla Domenica successiva; il Rito Ambrosiano prevede la solennità oggi, con l'opportunità di ricelebrarla Domenica. 

La sua ubicazione originaria al giovedì rinvia al Giovedì Santo, quando Cristo istituì il Mirabile Sacramento dell'Altare. Anche la struttura celebrativa rinvia alla Messa in Cena Domini, il Caeremoniale Episcoporum prevede infatti che, dopo l'orazione dopo la comunione, si proceda in modo analogo alla processione della reposizione: il celebrante sosta in silenziosa adorazione, viene intonato il Pange lingua, si incensa il Santissimo che viene poi prelevato e recato in processione per le vie cittadine, in mezzo alle manifestazioni di fede del popolo santo, alle genuflessioni dei fedeli al passaggio del Santissimo, agli addobbi per il Re dei secoli, ai tappeti floreali, ai ricami delle tovaglie, alla luce dei lumi e all'odore soave dell'incenso che sale a Dio come simbolo della nostra preghiera.

Come nasce questa solennità ?
 Nei primi tempi della  Chiesa non si riteneva necessari festeggiare in modo particolare la Santissima Eucarestia, poichè la sua festa era già la celebrazione quotidiana della Messa. Ma dal 1208, la Beata Giuliana di Cornillon, suora belga presso Liegi, ebbe una visione, vedeva il disco lunare splendente, ma con su un lato una piccola linea scura; la suora capì che la luna rappresentava la Chiesa presente, nella quale mancava ancora una solennità in onore del SS. Sacramento.
La Beata di Liegi riferì ciò alle autorità religiose locali, fra i quali l'arcidiacono della cattedrale di Liegi, Giacomo Pantaleone di Troyes, così la festa fu istituita, a livello locale, dal vescovo di Liegi, Roberto di Thorote che la celebrò personalmente.

Dopo qualche anno, nel 1262, saliva al soglio pontificio Giacomo Pantaleone, l'arcidiacono di Liegi, col nome di Urbano IV che, dopo il miracolo eucaristico di  Bolsena che constatò con i propri occhi, istituì la solennità del Corpus Domini a livello universale, con la bolla Transiturus de hoc mundo, in data 11 agosto 1264. (M. RIGHETTI, Manuale di Storia Liturgica 2. L'anno liturgico, Ed. Ancora, Milano 19693.20052, 329.)

La solennità si diffuse presto in tutto il mondo, rafforzando la fede nella reale presenza del Signore nelle Sacre Specie, facendo fiorire la pietà dei fedeli che accoglievano nelle strade il loro Re celeste con grande pompa.


Ecco quanto afferma il RITO DELLA COMUNIONE FUORI LA MESSA E CULTO EUCARISTICO, a riguardo della processione eucaristica del Corpus Domini, l'unica ad essere liturgica, le altre processioni eucaristiche lungo il corso dell'anno sono invece devozionali. 

La processione del Corpus Domini

102. Tra le processioni eucaristiche, si distingue per importanza e per significato nella vita pastorale della parrocchia o della città quella annuale nella solennità del Corpo e Sangue di Cristo, o in altro giorno più opportuno in prossimità di questa solennità. Conviene pertanto che là dove le circostanze attuali lo permettono e la processione può essere davvero un segno della fede e dell'adorazione del popolo, essa si conservi, a norma del diritto.
Nel caso però di una grande città, qualora la necessità pastorale lo faccia ritenere opportuno, si possono, a giudizio dell'Ordinario del luogo, organizzare altre processioni nei principali quartieri della città stessa. Là dove, nella solennità del Corpo e Sangue di Cristo, non è possibile fare la processione, è bene che si svolga un'altra pubblica celebrazione per tutta la città o per i suoi principali quartieri nella chiesa cattedrale o in altri luoghi più opportuni.

La processione dopo la Messa

103. Secondo quanto indicato ai nn. 1-6 a motivo del segno è preferibile che la processione con il santissimo Sacramento si faccia immediatamente dopo la Messa, nella quale viene consacrata l'ostia da portarsi poi in processione. Nulla vieta però che la processione si svolga a coronamento di un'adorazione pubblica e prolungata, fatta dopo la Messa.

Le consuetudini locali

104. Nell'organizzazione delle processioni eucaristiche si tenga conto delle consuetudini locali sia per l'addobbo delle vie e delle piazze, che per la composta sfilata di quanti vi partecipano. Nel corso della processione, se la consuetudine lo comporta e se lo consiglia il bene pastorale, si possono anche fare delle stazioni o soste con la benedizione eucaristica. I canti e le preghiere che si fanno, portino tutti a manifestare la loro fede in Cristo, unicamente intenti alla lode del Signore.

La processione del Corpus Domini fece fiorire, a dismisura, la pietà eucaristica e le forme espressive dell'arte, della musica, dell'architettura, della scultura, dell'oreficeria. Molti gli ostensori fabbricati con le forme più varie, dall'arca argentea del duomo di Genova, alle statue del Risorto con le Sacre specie al posto del cuore, a san Giovanni Battista che indica l'Agnello di Dio.



Nel 1969, il nuovo calendario liturgico aggiunse il termine "e Sangue" a " Corpo di Cristo" per meglio significare quello che era già insito, facendo meglio esprimere la fede nel mistero eucaristico.



Molto bella la tradizione di stendere vessilli, stendardi, coperte e tovaglie finemente ricamate; accendere lumi; preparare un tappeto di fiori nelle vie in cui passerà il Santissimo Sacramento.





Infine ecco una traduzione non ufficiale, ma molto fedele, del Caremoniale Episcoporum, del capitolo riguardante la solennità del Corpus Domini:

PREMESSE

385. Benché dell’istituzione dell’eucaristia si faccia un particolare ricordo
nella messa in cena Domini, quando Cristo Signore cenò coi suoi discepoli e affidò
a loro il sacramento del suo corpo e del suo sangue da celebrarsi nella Chiesa,
tuttavia in questa solennità è proposto alla pietà dei fedeli il culto di un così salvifico sacramento, così che celebrino le opere mirabili di Dio in esso significate e
ottenute per mezzo del mistero pasquale, imparino a partecipare al sacrificio eucaristico e a vivere più intensamente di esso, adorino nello stesso sacramento la
presenza di Cristo Signore e rendano giustamente grazie a Dio per i suoi doni

386. Come particolare celebrazione di questa solennità, la pietà della Chiesa
ha tramandato la processione, con la quale il popolo cristiano, portando solennemente per le vie l’eucaristia con accompagnamento di canti e di preghiere, rende
pubblica testimonianza di fede e di venerazione verso questo sacramento.
Conviene dunque che là dove le circostanze attuali lo permettono e la processione può essere davvero un segno comune di fede e di adorazione, essa si conservi e sia favorita. Anzi nel caso di una grande città, qualora la necessità pastorale lo faccia ritenere opportuno, si possono, a giudizio del vescovo diocesano, organizzare altre processioni nei principali quartieri della città stessa.
Spetta al vescovo diocesano giudicare sia della opportunità nelle circostanze
attuali, sia del luogo e dell’organizzazione di tale processione, in modo che si
svolga con dignità e senza pregiudizio delle riverenza dovuta a questo ss. Sacramento.
Là dove invece in questa solennità non è possibile fare la processione, è bene
che si svolga un’altra pubblica celebrazione per tutta la città o per i suoi principali quartieri nella chiesa cattedrale o in un altro luogo più opportuno


PROCESSIONE EUCARISTICA

387. È preferibile che la processione si faccia immediatamente dopo la messa, nella quale viene consacrata l’ostia da portarsi poi in processione. Nulla vieta
però che la processione si svolga anche a coronamento di una un’adorazione pubblica e prolungata, fatta dopo la messa

388. Oltre a quanto è richiesto per la celebrazione della messa stazionale,
preparino:

a) nel presbiterio:
- sopra la patena l’ostia da consacrarsi per la processione;
- l’ostensorio;
- il velo omerale;
- un secondo turibolo con la navicella;

b) in un luogo opportuno:
- i piviali bianchi o di colore festivo (cf. più sotto al n. 390);
- le torce e le candele;
- (il baldacchino).

389. Terminata la comunione dei fedeli, il diacono colloca sull’altare
l’ostensorio nel quale ripone con riverenza l’ostia consacrata. Quindi il vescovo
con i suoi diaconi genuflette e torna alla cattedra, dove proclama l’orazione dopo
la comunione.

390. Terminata l’orazione, omessi i riti di conclusione, si fa la processione. Il
vescovo la presiede rivestito o di casula, come per la messa, o di piviale di colore
bianco. Se invece la processione non segue immediatamente la messa, indossa il
piviale

Conviene che i canonici e i presbiteri che non concelebrano indossino il piviale sopra la cotta e la veste talare.

391. Dopo aver messo l’incenso nel turibolo e averlo benedetto, il vescovo, in
ginocchio davanti all’altare, incensa il ss. Sacramento.
Riceve poi il velo omerale, sale all’altare, genuflette e, con l’aiuto del diacono, prende l’ostensorio, tenendolo con entrambe le mani coperte dal velo.
Allora si avvia la processione: precede l’accolito con la croce, accompagnato
dagli accoliti che recano i candelabri con i ceri accesi; seguono il clero, i diaconi
che hanno prestato servizio alla messa, i canonici e i presbiteri rivestiti di piviale,
i presbiteri concelebranti, i vescovi per caso presenti, rivestiti di piviale, il ministro che porta il pastorale del vescovo, due turiferari con i turiboli fumiganti, il
vescovo che porta il ss. Sacramento, un poco dietro i due diaconi che lo assistono,
quindi i chierici che prestano servizio per il libro e la mitra. Tutti portano in mano la candela e, attorno al Sacramento, si portano delle torce.
Si usi il baldacchino, sotto il quale proceda il vescovo che porta il Sacramento, secondo le consuetudini locali.
Se il vescovo non può portare il ss. Sacramento, segua la processione rivestito dei paramenti, a capo scoperto, portando il pastorale ma senza benedire, immediatamente davanti al sacerdote che porta il ss. Sacramento.
Invece gli altri vescovi che per caso partecipano alla processione, quando sono rivestiti dell’abito corale, seguono il ss. Sacramento, come è descritto più sotto
al n. 1100.

392. Per quanto riguarda l’ordine dei fedeli, si osservino le consuetudini locali; ugualmente per quanto riguarda l’addobbo delle vie e delle piazze.
Nel corso della processione, se la consuetudine lo comporta e lo consiglia il
bene pastorale, si può fare qualche sosta con la benedizione eucaristica. Tuttavia
i canti e le preghiere che si fanno, portino tutti a manifestare la loro fede in Cristo, unicamente intenti alla lode dei Signore

393. Conviene che la processione si diriga da una ad un’altra chiesa. Tuttavia, se le circostanze lo consigliano, può anche ritornare alla medesima chiesa da
cui era partita

394. Alla fine della processione viene impartita la benedizione con il ss. Sacramento nella chiesa in cui si è giunti o in un altro luogo più opportuno.
I ministri, i diaconi e i presbiteri, entrando in presbiterio, si recano direttamente al loro posto. Dopo che il vescovo è salito all’altare, il diacono riceve sulla
destra l’ostensorio dalla mano dei vescovo che sta in piedi e lo colloca sopra
l’altare. Quindi il vescovo, insieme con il diacono, genuflette e, deposto il velo, si
mette in ginocchio davanti all’altare.
Poi, dopo aver messo nel turibolo l’incenso e averlo benedetto, il vescovo riceve il turibolo dal diacono, fa l’inchino con i diaconi che lo assistono, e incensa
con tre tratti il ss. Sacramento. Dopo aver fatto per una seconda volta l’inchino al
ss. Sacramento, restituisce il turibolo al diacono. Frattanto si canta la strofa Tantum ergo o un altro canto eucaristico.
Quindi il vescovo si alza e dice: Preghiamo. Si fa una breve pausa di silenzio;
quindi il ministro, se è necessario, sorregge il libro davanti al vescovo, mentre lo
stesso vescovo continua dicendo: Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell’Eucaristia o un’altra orazione del “Rituale Romano”.
Terminata l’orazione, il vescovo riceve il velo omerale, sale all’altare, genuflette e, aiutato dal diacono, prende l’ostensorio, tenendolo alzato con entrambe le
mani coperte dal velo, si volta verso il popolo e traccia con l’ostensorio un segno di
croce senza dire nulla.
Dopo di che, il diacono riceve l’ostensorio dalle mani del vescovo e lo colloca
sopra l’altare. Il vescovo e il diacono genuflettono. Quindi mentre il vescovo resta
in ginocchio davanti all’altare, il diacono porta con riverenza il sacramento alla
cappella della riposizione.
Frattanto il popolo, secondo l’opportunità, proclama qualche acclamazione.
Infine ci si reca processionalmente verso il secretarium nel modo consueto.



 Auguro a tutti i miei cari lettori una santa solennità del Corpus Domini !



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